4/11/2019 0 Comments POESIEdiTRANSITO: Siamo Protoni31 Gennaio 2019
È dai tempi di Gilgamesh e forse anche prima, che questa storia va avanti: la ricerca dell'immortalità. Un testimone raccolto da altri a staffetta, la fiaccola dell'elisir; Orfeo e Euridice, Dante e Beatrice, Dedalus e Lucy. Quando ho visto in foto la sezione dei magneti dentro i quali girano i fasci di protoni li ho subito immaginati ben coniugati a collage nel disegno che volevo fare. Per me è una grande sfida e un grande conflitto perché chiedo dal disegno non una abilità manuale decorativa quanto piuttosto una visione del mondo, una presenza del qui storico. Che senso ha imitare Durer, Pisanello o Doré, o anche i cartoon, che sono piuttosto sceneggiatura per il cinema? E ce ne sono pochi che hanno questa proprietà di racchiudere, una conoscenza di tappa una visione, dopo l'uomo vitruviano di Leonardo dinnanzi al quale, penso, non si può che inchinarsi e apprendere. Che cosa vuol dire disegnare l'uomo? La sua fronte, il suo naso, la sua muscolatura in mostra per che cosa, per quale evento? Volendo indicare quale armonia o misura? Quale sapienza e/o dominio? Ebbene Leonardo poteva condividere un “uomo” che viveva in spazi finiti e ristretti, portava con sé tutta l'impalcatura della propria macchina fisica dell'organismo come frattale della natura. Noi l'ombra di quello; quell'ombra che una carica atomica può lasciare di noi su un muro, quel quark non distinguibile né nello spazio e né nel tempo; una fluttazione dal vuoto. In fondo possiamo dire che eravamo più che nel senso del Rinascimento, direi nell'infanzia dell'umanità: l'ultimo suo ritratto da cucciolo.
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