4/11/2019 0 Comments POESIAdiTRANSITO: la musa selfcard2 Febbraio 2019
Eccomi, dopo aver tagliato le cipolle per una zuppa riprendo la narrazione, almeno per chi mi sta leggendo. Non è la macchina del “cioccolato” ma della lingua prima che diventi liquida, l'ultimo brandello di memoria e conservazione prima di sbiadire, sparendo negli smart-phone. Lo strumento conserva il suo erotismo e il ruolo di musa, che le ho riconosciuto accogliendo la sua seduzione, e a cui ho dedicata l'intera Opera PoesieDiTransito. La penna laser e la scrittura è l'inseminazione nel suo ventre che elabora il testo e ne partorisce la riproduzione. Molte altre letture critiche, oltre i miei brevi spunti naturalmente, possono completare gli strati di analisi di questa esperienza, performativa e letteraria, e siete invitati, se vi suggestiona l'opera, a provarci e proporle con nuovi testi, anche se son trascorsi quasi 25 anni da quella stagione di peregrinazione e scrittura. Il più recente ultimo, veramente pertinente, denso di analisi e letture, lo ha scritto Enrico Bugli e per l'occasione l'ho inserito in una pubblicazione che avrete visto comparire sulla rete in fb: Le PoesieDiTransito nel PulcinoElefante, ma è presente anche su una rivista on-line, Sdefinizioni. Le macchine self-card sono comparse a diversa generazione tecnologica, io stesso ne ho utilizzate diverse e i cartoncini il logo e la stampa ne raccolgono i caratteri. I testi che ho scritto sono forma e contenuto inscindibile. La macchina stessa è divenuta una mia opera, anche se per ora non ne posseggo alcuna; nella foto ci fu data in prestito per l'istallazione che realizzai; eravamo nel 1999 o 2000. Il dialogo o la citazione del red-made con M.D. è un elemento dell'opera, e l'ironia stessa conferma l'altro personaggio che viaggiava con me James Joyce e il suo Bloom.
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