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MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI
L'Archivio Dedalus presenta le sue edizioni sabato 24 alle ore 18.00. La casa editrice, nata da poco più di un anno, ha già al suo attivo una dozzina di titoli di notevole interesse. In questa occasione vengono presentati gli ultimi nati: la prima traduzione in italiano degli scritti dell' Abate Sugerius, fondatore del gotico, a cura di Tullia Angino, e i primi tre volumi della collana Voci e luoghi della poesia italiana in DVD dedicato a Maurizio Cucchi, Giovanna Bemporad e Vincenzo Pezzella. Come sempre l'Archivio apre ai visitatori i propri materiali video sui poeti con una visita guidata.
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IL COMUNE DI ROMA .IT
L'arte, più di qualsiasi altra forma di espressione, è creatività, invenzione, sperimentazione e spesso si manifesta sotto forme non convenzionali. Musicisti sordi che amano le note e compongo bellissime melodie, artisti ciechi che disegnano vere e proprie opere d'arte, insomma, persone comuni che fanno dei loro deficit sensoriali un vantaggio. È questo il tema di "Il pianista che ascolta con le dita" (Edizioni Archivio Dedalus), libro scritto da Paola Magi, docente milanese di Storia dell'arte. "All'inizio non avevo in mente di scrivere un libro, ma spesso ricevevo richieste di commenti sul rapporto tra arte e sordità, per via del mio lavoro di insegnante nei licei artistici - racconta -. Da qui ho iniziato a scrivere articoli e poi ne è uscito un libro, ma è nato per caso dalle esperienze che ho avuto, dalle persone che ho incontrato, soprattutto tra i miei studenti". Il libro è stato presentato al Museo di arte moderna di Bologna (Mambo) in un incontro promosso da Cooperativa Accaparlante, Mambo e Archivio Dedalus, a cui parteciperanno anche Claudio Imprudente, scrittore e presidente del Centro documentazione handicap, e l'architetto urbanista, Martina Gerosa.
Diversità comunicativa. È questo il filo conduttore dei ragionamenti teorici contenuti nel libro di Paola Magi. "Non ho mai pensato a un pubblico specifico, essendo il libro trasversale - racconta l'autrice -. Nello scrivere però ho avuto in mente, in particolare, gli amanti dell'arte e tutti coloro che hanno avuto a che far col mondo dei deficit sensoriali, sperando che questo mio piccolo contributo possa aiutare a guardare con ampiezza di visione questioni di solito relegate in ambiti specialistici". Paola Magi aveva già collaborato con Accaparlante in merito al progetto "Comunic-abilità", per portare il tema della diversità comunicativa nelle scuole e tra i ragazzi con deficit sensoriali. In quell'occasione ha conosciuto e collaborato con Martina Gerosa, che le ha fornito un grande aiuto nella scrittura del libro, soprattutto per quanto riguarda le precisazioni tecniche. La presentazione del libro si inserisce in un percorso più ampio di collaborazione tra Accaparlante e Mambo. Da qualche mese sono partiti dei laboratori creativi in cui i ragazzi delle scuole di Bologna (di tutte le età) incontrano gli educatori del museo e di Accaparlante per parlare di arte e disabilità. Seguirà la presentazione di alcune opere d'arte a cura dell'autrice e di Veronica Ceruti, responsabile del Dipartimento educativo del Mambo.
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Diversità comunicativa. È questo il filo conduttore dei ragionamenti teorici contenuti nel libro di Paola Magi. "Non ho mai pensato a un pubblico specifico, essendo il libro trasversale - racconta l'autrice -. Nello scrivere però ho avuto in mente, in particolare, gli amanti dell'arte e tutti coloro che hanno avuto a che far col mondo dei deficit sensoriali, sperando che questo mio piccolo contributo possa aiutare a guardare con ampiezza di visione questioni di solito relegate in ambiti specialistici". Paola Magi aveva già collaborato con Accaparlante in merito al progetto "Comunic-abilità", per portare il tema della diversità comunicativa nelle scuole e tra i ragazzi con deficit sensoriali. In quell'occasione ha conosciuto e collaborato con Martina Gerosa, che le ha fornito un grande aiuto nella scrittura del libro, soprattutto per quanto riguarda le precisazioni tecniche. La presentazione del libro si inserisce in un percorso più ampio di collaborazione tra Accaparlante e Mambo. Da qualche mese sono partiti dei laboratori creativi in cui i ragazzi delle scuole di Bologna (di tutte le età) incontrano gli educatori del museo e di Accaparlante per parlare di arte e disabilità. Seguirà la presentazione di alcune opere d'arte a cura dell'autrice e di Veronica Ceruti, responsabile del Dipartimento educativo del Mambo.
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RAI NEWS
Le edizioni dell’Archivio Dedalus – Associazione Culturale e Archivio di Poesia Contemporanea in Video -vanno in mostra.
L’appuntamento è per sabato 24 Settembre 2011 ore 18.00.
In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio indette il 24 e 25 Settembre, la casa editrice nata da poco più di un anno, con all’attivo già una dozzina di titoli, presenterà gli ultimi nati: la prima traduzione in italiano degli scritti dell’abate Sugerius, fondatore del gotico a cura di Tullia Angino e i primi tre volumi con DVd della collana Voci e Luoghi della Poesia Italiana in DVD dedicati a Maurizio Cucchi, Giovanna Bemporad e Vincenzo Pezzella.
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L’appuntamento è per sabato 24 Settembre 2011 ore 18.00.
In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio indette il 24 e 25 Settembre, la casa editrice nata da poco più di un anno, con all’attivo già una dozzina di titoli, presenterà gli ultimi nati: la prima traduzione in italiano degli scritti dell’abate Sugerius, fondatore del gotico a cura di Tullia Angino e i primi tre volumi con DVd della collana Voci e Luoghi della Poesia Italiana in DVD dedicati a Maurizio Cucchi, Giovanna Bemporad e Vincenzo Pezzella.
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... è IL FREDDO DI QUESTA NOTTE
"Il libro - scrive Paola Magi, vice Presidente dell'Associazione Dedalus - traccia vividi ritratti di personaggi che percorrono le vecchie stradette di Arezzo, nell'Italia degli anni cinquanta, quando il dolore ancora vivo della guerra si mescolava all'ottimismo del dopoguerra, e fanno da sfondo corale al rapporto difficile di una figlia con sua madre. La protagonista va a ricercare nei lontani ricordi dell'infanzia, fra le voci dell'Arezzo che fu, e che qui rivivono con brani di sorprendente freschezza e di autentica umanità, le tracce del rapporto d'amore e odio che la lega alla figura materna.. La guerra, passata da poco ma ancora ben presente nelle vite di tutti i personaggi del libro, è un sottofondo costante e doloroso. Nell'epilogo l'autrice ci fa comprendere come, forse, i motivi del dolore e dello strappo siano, almeno in parte, da riconnettere ad avvenimenti tragici del passato, come se la malattia dell'anima che quei fatti avevano determinato non si fosse esaurita in una sola persona, ma avesse contagiato di sé anche il futuro, anche le generazioni a venire". Da questa condanna al perpetuarsi del dolore nasce nella protagonista il bisogno di ricostruire i passi dell'infanzia, ritrovare le tracce dell'amore profondo per sua madre, ritrovarne l'umanità, la personalità spiccata, anticonformista e segretamente insicura, piena di paure non dette. "Una particolarità di questo volume, opera prima di Lorenza M. Mori, è quello di avere usato il dialetto aretino come una lingua viva, capace di entrare a tratti, con misura, nella forma letteraria. Un altro pregio è la schietta umanità dell'autrice, la sua capacità di guardare alle miserie degli esseri umani con lucidità ma anche con un affettuoso senso di condivisione". La finzione narrativa si appoggia sulla rielaborazione libera di fatti autobiografici, e in particolare di un episodio tragico avvenuto nell'aretino in cui fu uccisa una parente di Lorenza M. Mori: la strage di Badicroce, una delle stragi dimenticate, recentemente riportata alla conoscenza del pubblico per opera dell'Istituto d'Arte Piero della Francesca di Arezzo, i cui alunni, sotto la guida dei loro docenti, hanno progettato il monumento collocato sul posto nel corso di una cerimonia commemorativa nel 2011...
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TESI online. IT
Definizione del business nelle editorie di nicchia. Il caso dell'Archivio Dedalus.
La tesi parte da una rapida analisi del mercato editoriale, dalla definizione della figura di editore, fino alla mappa del settore librario italiano, per approdare poi alla costruzione di un vero e proprio business editoriale di nicchia, in altre parole delle modalità con le quali imprese operanti in un piccolo ambito editoriale progettano il proprio marketing mix (nel dettaglio la strutturazione del prodotto e della distribuzione), in quali contesti si inseriscono e come riescono a contrastare le altre potenze editoriali. In particolare, l’analisi proposta parte da un esempio specifico, riguardante l’Archivio Dedalus, un’associazione culturale che da pochi anni ha introdotto nel proprio business l’editoria riguardante la poesia contemporanea.
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La tesi parte da una rapida analisi del mercato editoriale, dalla definizione della figura di editore, fino alla mappa del settore librario italiano, per approdare poi alla costruzione di un vero e proprio business editoriale di nicchia, in altre parole delle modalità con le quali imprese operanti in un piccolo ambito editoriale progettano il proprio marketing mix (nel dettaglio la strutturazione del prodotto e della distribuzione), in quali contesti si inseriscono e come riescono a contrastare le altre potenze editoriali. In particolare, l’analisi proposta parte da un esempio specifico, riguardante l’Archivio Dedalus, un’associazione culturale che da pochi anni ha introdotto nel proprio business l’editoria riguardante la poesia contemporanea.
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Marcel Duchamp: " MI PREOCCUPAVA L'IDEA DELLA SPOSA "
Tra il 26 aprile e il 1 maggio ero a Monaco di Baviera.Città bellissima che consiglio di visitare. Prima di partire, organizzando le cose da vedere sono stata felice di scoprire che fosse in corso una mostra dedicata a Marcel Duchamp che nel 1912 si trovava a Monaco, e l'esposizione è stata organizzata proprio per celebrare il centenario. Io l'ho visto come un segno del destino, non poteva esserci migliore occasione per recarsi a Monaco! Il titolo della mostra, in corso fino a 15 luglio 2012 presso Städstische Galerie im Lenbachhaus è "MARCEL DUCHAMP IN MÜNCHEN 1912". Non si tratta di una grande retrospettiva ma di una piccola mostra che si apre all'interno di un'ala della metropolitana, un bello spazio aperto con alcune pareti in vetro da cui si vede il salire e lo scendere della scala mobile. Non è assolutamente una distrazione, anzi il lento movimento della scala accompagna il visitatore nel suo percorso. L'intenzione della mostra è quella di ricostruire il percorso mentale che ha portato Marcel Duchamp alla realizzazione di una delle sue opere più celebri: "Il Grande Vetro" o "La sposa denudata dagli scapoli, anche" e va detto che i curatori dell'esposizione,Helmut Friedel, Thomas Girst, Matthias Mühling, vi riescono pienamente. Duchamp arriva a Monaco nel giugno 1912 per recare visita al suo amico Max Bergmann. All'epoca la città era una dei centri più importanti dell'arte d'avanguardia: a febbraio si era tenuta la seconda mostra del Bleu Reiter a cui parteciparono esponenti del Die Brücke e del Cubismo. Qui però Duchamp non entra in contatto con artisti tedeschi, ma legge attentamente le teorie sull'astrattismo spiegate da Kandinskij ne "Lo spirituale nell'arte",non a caso all'interno della mostra si può ammirare la sua "Improvvisazione n.26" eseguita nel 1912. La permanenza di Duchamp nella città bavarese dura solo pochi mesi, ma questi risultano essere ricchi di interessi e di scoperte: visita il museo scientifico della città, il Deutsches Museum, e le pinacoteche dove scopre l'arte di Luca Cranach il Vecchio. A quest'ultimo si ispira nella realizzazione del disegno, presente in mostra, con Adamo ed Eva, dal titolo "Dettagli scelti da Cranach" del 1967.
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OVER BLOG di Scorsone Francesco
Premesso che l’intento è quello di sollecitare l’attenzione per il nostro patrimonio culturale sulla librettistica operistica e in questo caso particolare su Ascanio in Alba, scritta da Giuseppe Parini e musicata da W. A. Mozart, dal 28 marzo al 13 aprile 2013 all’Archivio Dedalus di Milano sarà possibile visitare nell’ambito del progetto “Poesia e formazione in living Carmina Expo 2015” la mostra di disegni, bozzetti e grafiche realizzati dagli artisti: Adalberto Borioli, Momò Calascibetta, Alberto Casiraghi, Luciano Ragozzino, Vincenzo Sorrentino, Remo Giatti a cura di Vincenzo Pezzella.
Da qualche parte si voleva cominciare per quest’accensione di fari sul tema dei libretti d’Opera; a seguito di una serie di coincidenze o affinità elettive l’Archivio Dedalusha incrociato sulla strada del suo percorso l’Orchestra Mozartiana alla guida del direttore Aldo Bernardi, presidente dell’ AMI Associazione Mozart Italiana Milano, con un progetto a sostegno della formazione musicale in Italia. La mostra quindi degli artisti prima richiamati vuole essere appunto l’inizio di un percorso. Le vicende narrate, siano esse immerse nella notte del Mito, che nel fiume della storia migratoria dell’uomo, modellano continuamente il fondo dei nostri conflitti, le speranze e le utopie del sentimento di umanità. Molto spesso purtroppo, la nostra condotta d’identità sociale e culturale è dispersiva, confusionaria e a volte rinunciataria, minando così, pericolosamente, quella tensione alla coralità, che la musica, invece, sollecita e ricostruisce in un Pathos dell’appartenenza ai valori di dignità e solidarietà che restano immersi e germinativi nel nostro destino comune. Il profilo dei personaggi dell’Opera, nelle scelte e nelle azioni svolte, disegna, sempre più compiutamente, l’arco di circa tre secoli del teatro musicale. Il definirsi dei “Tipi umani” si sviluppa costantemente in un continuo dialogo e contrappunto con il paesaggio antropologico del loro modello di scambio e convivenza.
La stampa del libretto Ascanio in Alba rientra nell’alveo delle ricerche e delle proposte delle Edizioni Archivio Dedalus che intendono riaprire nel costume culturale italiano una ringiovanita attenzione allo specifico linguistico di queste opere letterarie. Il volume avrà la prefazione del critico musicale Carlo Migliaccio. La tiratura per l’occasione sarà di 99 copie numerate. Il tema della favola di Ascanio e Silvia scritta da Giuseppe Parini e musicata da W. A. Mozart ci permette felicemente di sostenere il desiderio e la necessità di rifondare: “Alba”, un luogo, un territorio affettivo di identità perduta in un progressivo oblio della coscienza del nostro paese spenta da tempo. Oggi non possiamo più tollerare quest’imbarbarimento civile che proviamo a contrastare con progetti di corale creatività sempre più estesi tra le discipline, le risorse autentiche, generose, ad opera di giovani e intellettuali decisi a promuovere un “nuovo rinascimento” della nostra identità nazionale.Da Giovedì 28 marzo a Sabato 13 aprile – la mostra dei disegni dedicati ad “Ascanio in Alba” sarà visibile in Archivio Dedalus via Pietro Custodi 18, orari 10 -13 e 15 -19. Ass. Cult. e Archivio di Documentazione della poesia Contemporanea in video.
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Da qualche parte si voleva cominciare per quest’accensione di fari sul tema dei libretti d’Opera; a seguito di una serie di coincidenze o affinità elettive l’Archivio Dedalusha incrociato sulla strada del suo percorso l’Orchestra Mozartiana alla guida del direttore Aldo Bernardi, presidente dell’ AMI Associazione Mozart Italiana Milano, con un progetto a sostegno della formazione musicale in Italia. La mostra quindi degli artisti prima richiamati vuole essere appunto l’inizio di un percorso. Le vicende narrate, siano esse immerse nella notte del Mito, che nel fiume della storia migratoria dell’uomo, modellano continuamente il fondo dei nostri conflitti, le speranze e le utopie del sentimento di umanità. Molto spesso purtroppo, la nostra condotta d’identità sociale e culturale è dispersiva, confusionaria e a volte rinunciataria, minando così, pericolosamente, quella tensione alla coralità, che la musica, invece, sollecita e ricostruisce in un Pathos dell’appartenenza ai valori di dignità e solidarietà che restano immersi e germinativi nel nostro destino comune. Il profilo dei personaggi dell’Opera, nelle scelte e nelle azioni svolte, disegna, sempre più compiutamente, l’arco di circa tre secoli del teatro musicale. Il definirsi dei “Tipi umani” si sviluppa costantemente in un continuo dialogo e contrappunto con il paesaggio antropologico del loro modello di scambio e convivenza.
La stampa del libretto Ascanio in Alba rientra nell’alveo delle ricerche e delle proposte delle Edizioni Archivio Dedalus che intendono riaprire nel costume culturale italiano una ringiovanita attenzione allo specifico linguistico di queste opere letterarie. Il volume avrà la prefazione del critico musicale Carlo Migliaccio. La tiratura per l’occasione sarà di 99 copie numerate. Il tema della favola di Ascanio e Silvia scritta da Giuseppe Parini e musicata da W. A. Mozart ci permette felicemente di sostenere il desiderio e la necessità di rifondare: “Alba”, un luogo, un territorio affettivo di identità perduta in un progressivo oblio della coscienza del nostro paese spenta da tempo. Oggi non possiamo più tollerare quest’imbarbarimento civile che proviamo a contrastare con progetti di corale creatività sempre più estesi tra le discipline, le risorse autentiche, generose, ad opera di giovani e intellettuali decisi a promuovere un “nuovo rinascimento” della nostra identità nazionale.Da Giovedì 28 marzo a Sabato 13 aprile – la mostra dei disegni dedicati ad “Ascanio in Alba” sarà visibile in Archivio Dedalus via Pietro Custodi 18, orari 10 -13 e 15 -19. Ass. Cult. e Archivio di Documentazione della poesia Contemporanea in video.
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TRIENNALE DI ARCHITETTURA CIVILE , bibliografia del corso di studi
Tenuto conto del buon risultato metodologico degli ultimi anni abbiamo deciso di partire da un libro-saggio e da un film. Come in un laboratorio didattico in cui le opere esistenti, in questo caso, a noi contemporanee, siano materiali prima di studio, poi di progetto, e il sogno di una costruzione, infine. Un percorso a ritroso, quindi archeologico, "del sapere", avrebbe detto M. Foucault, più che antologico. Il libro è un intenso e breve saggio del fotografo Ferdinando Scianna, "Lo specchio Vuoto" edito da Laterza, che tocca il problema decisivo della differenza tra l'immagine reale, che abitualmente abbiamo di fronte agl'occhi, e che ci viene come " derealizzata" dall'abuso di fruizione, media, cellulari, tablets, rete, schermi di ogni tipo ( quello che ambiguamente chiamiamo "la realtà" o "il mondo": oggi la filosofia dibatte molto, soprattutto di questo e rimette in discussione i termini stessi della convenzionalità) ed invece l'immagine riprodotta, amnipolata, fotografata, truccata, mediata, soprattutto per quanto riguarda la fotografia (o il cinema) d'autore o di reportage, e per tanto considerata oggi (finalmente) arte. Ma come si distingue quest'immagine, l'immagine, incorniciata da un obbiettivo, ritagliata da un fotogramma, da un'intenzionalità d'autore? Idem si potrebbe dire dell'immaginerealtà architettonica, ricordando W. Benjamin, l'architettura e il cinema sembrerebbero le più lontane eppure nell'immagine sono tra le arti le più vicine, un'immaginerealtà non da guardare, da fruire, ma da abitare? Che cosa succede, che cosa deve succedere, quando la realtà "bruta" si fa realtà d'arte? E che cos'è (anzi che cosa sta succedendo all'arte e alla realtà di oggi?) dopotanti strapazzi d'avanguardia (leggi Duchamp)e l'epopea, chissà se terminata o mai nata, del Postmoderno? Tornando ad un classico, ad un capo d'accusa e alla sua difesa: " Io ho un'opinione mia speciale riguardo al vero, ciò che la maggioranza definisce quasi fantastico ed eccezionale, viene sempre a costituire, per me, l'essenza stessa del reale. Quel che è consueto negli avvenimenti e il modo ordinario di guardare ad essi, a mio avviso non è ancora realismo, e anzi, è addirittura il contrario" F. Dostoevkij In questo senso ripartiamo da un film esemplare del regista polacco e videoartista e saggista Lech Majewski, " I colori della passione", titolo originale "The mill and the cross" il mulino e la croce, 2012. Un film paradossalmente modernissimo (anche se in costume, e dedicato interamente ad un'opera di Pieter Brueghel il vecchio.) un testo filmico intensissimo e stratificato, che investe (lateralmente) non soltanto il tema del film d'arte biografico (in questo caso non tanto la vita di Brueghel, in generale, ma la "vitagestazione" di una sua opera, "La salita al Calvario") ma soprattutto e più profondamente quello del film saggio, del filmcritica di un'opera preesistente, storica, museale. Appunto, per interrogarsi sul problema del destino dell'immagine oggi (in rapporto al mondo protestante della dannazione delle immagini, dell'iconoclastia.) Ovviamente non è un corso monografico sul film di Majewski nè sul libro di Scianna (nonostante una lettura capillare del film che faremo insieme, per capirne struttura e progetto, e gli approfondimenti sul libro per capirne profondamente il pensiero) ma si tratta di pretesti "pratici" da cui partire, per toccare alcuni temi importanti e contemporanei sull'immagine artistica. L'opera d'arte come occhio critico, il rapporto immagine|teoria filosofica, il tema di arte autonoma ed eteronoma, il conflitto molto attuale tra fede (cattolica, protestante, ebraica) e l'espressione artistica, il rapporto tra classicismo e modernità, tra tecnologia ed estetica, tra parola ed immagine. Insomma il destino dell'immagine oggi, tra arte, meta-arte, fotografia, cinema, documento, critica e teoria ed estetica. Dove, quando, all'interno del vorticoso e incessante incedere delle pale di un mulino battute dal vento-tempo, l'istantanea dell'immagine-croce? E nello specchio d'acqua vuoto, dove e quando Mnemosyne, l'identità e la memoria?
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ARCIPELAGO SORDITà
Il pianista che ascolta con le dita è un viaggio nel paese delle disabilità sensoriali fatto attraverso gli occhi di una docente di storia dell’arte. L’autrice ha annotato osservazini e riflessioni legando insieme, nel nodo cruciale dell’analisi dei linguaggi, mondi diversi: dell’arte, della matematica, della logica e della letteratura da un lato, e dall’altro delle persone ipoudenti e ipovedenti dalla nascita, e dei percorsi che esse affrontano nella formazione del linguaggio e del pensiero astratto.
In appendice, le testimonianze di due fra gli incontri più significativi: quello con Martina Gerosa, che racconta della sua esperienza di bambina con sordità e dei "cartoncini" che l’hanno aiutata ad imparare a a parlare, e quello con Daniele Gambini, compositore, musicologo e pianista sordo dalla nascita, di cui è allegato al libro il dvd di un concerto di brani musicali da lui stesso composti e interpretati.
Il testo è preceduto da una prefazione di Giovanna Di Pasquale, presidente della Cooperativa Accaparlante di Bologna, e da un contributo di Costanza Papagno, docente di Psicologia Fisiologica all’Università di Milano- Bicocca sui "percetti multimodali unitari". Nell’introduzione è presente una lettera di Emmanuel Anati, fondatore del Centro Camuno di Studi Preistorici e archeologo di fama internazionale.
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In appendice, le testimonianze di due fra gli incontri più significativi: quello con Martina Gerosa, che racconta della sua esperienza di bambina con sordità e dei "cartoncini" che l’hanno aiutata ad imparare a a parlare, e quello con Daniele Gambini, compositore, musicologo e pianista sordo dalla nascita, di cui è allegato al libro il dvd di un concerto di brani musicali da lui stesso composti e interpretati.
Il testo è preceduto da una prefazione di Giovanna Di Pasquale, presidente della Cooperativa Accaparlante di Bologna, e da un contributo di Costanza Papagno, docente di Psicologia Fisiologica all’Università di Milano- Bicocca sui "percetti multimodali unitari". Nell’introduzione è presente una lettera di Emmanuel Anati, fondatore del Centro Camuno di Studi Preistorici e archeologo di fama internazionale.
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ARIA, PILLOLE E RITRATTI.
Divagazioni sulla forma, sulla malattia e sulla cura: Duchamp, Hirst, Mapplethorpe, Spence,
Lagarde
Il rapporto tra arte, salute, e soprattutto malattia, nei secoli è presente e molto forte essendo, come tutto ciò che riguarda l’espressione creativa, intimamente connesso con la complessità della vita. Anche l’arte contemporanea, nella sua canonica classificazione cronologica, ha espresso questo legame in molti modi che sarebbero impossibili da riassumere in poche righe e che richiedono di focalizzarsi su tecniche e tematiche specifiche. In questa sede dunque si prenderanno in esame due modalità espressive tipiche della modernità e fondamentali dopo la perdita da parte dell’arte della pura funzione rappresentativa e dell’unicità materiale nell’epoca della sua riproducibilità seriale: l’impiego dell’oggetto industriale e la fotografia. Pioniere della rivoluzione culturale ed estetica che fornirà alla contemporaneità nuovi mezzi espressivi assurti a rango d’arte è Marcel Duchamp. La sua figura è complessa e difficilmente inquadrabile secondo i canoni tradizionali storico-critici, ed ancor oggi non è stato possibile
definirne le molteplici diramazioni, ma è un fatto che la sua opera si ponga come cardine fondante di gran parte dell’estetica contemporanea. A partire dal 1913 Duchamp, che aveva già abbandonato la pittura nell’anno precedente concependola ormai come un mezzo espressivo insufficiente, inaugura, tra le altre, la pratica del ready-made1, processo creativo secondo cui un oggetto banale, in seguito alla scelta dell’artista, può assumere un nuovo significato, connesso ma non legato alla sua originale natura, e diventare un oggetto estetico e dunque arte. Questo procedimento si basa sulla scelta, atto estetico primario poiché compiuto dall’artista che sottrae l’oggetto dal flusso indistinto della serialità e della ripetizione, ed ha qualcosa di divino se si considera la creazione come atto nominale, ovvero veicolato dal verbo, quando l’artista scegliendolo, rinomina l’oggetto e gli attribuisce una nuova esistenza. Uno di questi oggetti di Duchamp resi estetici dalla scelta e nuovi dall’attribuzione di significato nasce come oggetto medico: si tratta del famoso Air de Paris, realizzato in prima versione nel 1919. Duchamp pensò questo readymade come souvenir di Parigi per l’amico e mecenate newyorkese Walter Arensberg e sua moglie Louise. Air de Paris è un contenitore di vetro concepito per essere appeso, virtualmente pieno dell’aria della capitale francese, sigillato e caratterizzato da una forma armoniosa e delicata, capace di restituire una suggestione di leggerezza. L’effetto straniante e già surreale dell’opera rappresenta tutta l’efficacia comunicativa dei ready-made, ma quello che qui maggiormente ci interessa è constatare come un’etichetta apposta dallo stesso Duchamp sopra il contenitore tradisca l’origine farmaceutica dell’oggetto: su di essa infatti si legge “Sérum Physiologique”. L’aria di Parigi è dunque contenuta in un’ampolla di siero fisiologico: È stato a volte contestato che l’ampolla del ready-made di Duchamp fosse mai stata effettivamente in commercio, ma un recente articolo di Tierry Lefebvre2 dimostra che quel particolare modello fu effettivamente commercializzato almeno a partire dal 1906 ed era impiegato per la sieroterapia intravenosa. Le modalità di costruzione del ready made e la sua origine sono svelate dallo stesso Duchamp in una lettera del 1949 scritta da New York ed indirizzata all’amico Henri Pierre Roché3 che era a Parigi. In quell’anno infatti, l’opera conservata dagli Arensberg si ruppe cadendo e Duchamp ne realizzò un’altra poiché nella sua concezione non era l’oggetto di per sé a costituire l’opera d’arte, ma l’idea che l’aveva generato, la quale si conserva intatta una volta posta in atto. Nella lettera l’artista francese chiese dunque all’amico Roché di recarsi all’angolo della rue Blomet e della rue Vaugirard a Parigi, dove avrebbe trovato la stessa farmacia in cui nel 1919 si era procurato l’ampolla originale. Il compito di Roché era quello di reperire ed acquistare un modello simile, e per sicurezza Duchamp gliene fornì uno schizzo raccomandando: “Chiedi al farmacista di svuotarla del suo contenuto e di risaldare il vetro”. È così svelato il procedimento tecnico di realizzazione del ready-made di Duchamp e soprattutto l’effettiva connessione con l’oggetto medico che, così decontestualizzato, aveva perso ogni sua riconoscibilità, fatta salva l’apposizione dell’etichetta. Questo apre anche ad una possibile, preliminare, decifrazione del senso simbolico di Air de Paris in chiave medica, al di là dei molti significati attribuiti dalla critica, alcuni dei quali, come molto spesso accade per Duchamp, anche troppo forzati. In medicina la sieroterapia è impiegata infatti per colmare una mancanza; così, idealmente e ad un primo grado di concezione, quello più elementare, l’Air de Paris, forse fu pensata per colmare un’ideale mancanza dei sui destinatari, appunto i newyorkesi Walter e Louise Arensberg, geograficamente lontani dalla capitale europea4. L’esperienza di Duchamp ed il concetto di ready-made non solo sono funzionali a dimostrare l’esistenza di una stretta connessione tra espressione artistica ed immaginario medico, ma si rendono necessari per comprendere analoghe manifestazioni in epoca molto più recente con riferimento ad un artista che ha fatto del rapporto col farmaco, con la medicina, e per estensione con il mistero della nascita e della morte, la base della propria poetica: Damien Hirst. Il noto artista britannico debuttò proprio con un lavoro dedicato al farmaco, i Medicine Cabinets Sex Pistols Series5 che presentò come lavoro di laurea al Goldsmiths College di Londra nel 1989. Nella visione di Hirst, molto sinteticamente, l’arte è paragonata ad un farmaco nella ricerca di una cura che possa in qualche modo procrastinare l’incontro dell’individuo con la consapevolezza della morte, la quale non è pensata nel corso della vita poiché risulterebbe immobilizzante, ma incombe come limite estremo dell’esperienza umana. L’inconoscibilità dei due argini dell’arco vitale, la nascita e la morte, sono per Hirst i misteri più grandi: impossibili da studiare e comprendere, ai quali ci si può solo avvicinare a forza di approssimazioni e ciò spaventa intimamente l’artista che non può però esimersi dall’interrogarsi e dal cercare un senso a questo procedere. I suoi Medicine Cabinets, sono dunque un monumento alla volontà di prestar fede alla possibilità della cura di quest’ansia esistenziale, ma rispecchiano anche un ipotetico ordine asettico e rigoroso in quello che l’artista chiama “estetica farmacologica”, capace di sistematizzare l’incombere dell’ineluttabile con una doppia valenza di speranza e di vanità. In effetti, senza poterci dilungare molto, basti sapere che i Medicine Cabinets, a cui Hirst ha continuato a lavorare fino al 2012, non sono altro che armadietti riempiti di scatole di farmaci vuoti il cui criterio di sistematizzazione, da un’iniziale tendenza all’antropomorfismo nella coincidenza di principi attivi, destinazione d’uso dei farmaci e relative parti del corpo a cui sono rivolti richiamate nel posizionarli, passò ad un criterio puramente formale e cromatico in chiave minimalista. L’artisticità di queste scatole vuote, legate anche all’immaginario popolare, consiste dunque nel loro criterio di allineamento e giustapposizione senza alcuna logica medica a guidare la relazione tra titoli dei vari armadietti6 e farmaci impiegati, in un’attività creatrice che considera comunicativo ed estetico ogni mezzo riducendo tutto ad una pura operazione formale.
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definirne le molteplici diramazioni, ma è un fatto che la sua opera si ponga come cardine fondante di gran parte dell’estetica contemporanea. A partire dal 1913 Duchamp, che aveva già abbandonato la pittura nell’anno precedente concependola ormai come un mezzo espressivo insufficiente, inaugura, tra le altre, la pratica del ready-made1, processo creativo secondo cui un oggetto banale, in seguito alla scelta dell’artista, può assumere un nuovo significato, connesso ma non legato alla sua originale natura, e diventare un oggetto estetico e dunque arte. Questo procedimento si basa sulla scelta, atto estetico primario poiché compiuto dall’artista che sottrae l’oggetto dal flusso indistinto della serialità e della ripetizione, ed ha qualcosa di divino se si considera la creazione come atto nominale, ovvero veicolato dal verbo, quando l’artista scegliendolo, rinomina l’oggetto e gli attribuisce una nuova esistenza. Uno di questi oggetti di Duchamp resi estetici dalla scelta e nuovi dall’attribuzione di significato nasce come oggetto medico: si tratta del famoso Air de Paris, realizzato in prima versione nel 1919. Duchamp pensò questo readymade come souvenir di Parigi per l’amico e mecenate newyorkese Walter Arensberg e sua moglie Louise. Air de Paris è un contenitore di vetro concepito per essere appeso, virtualmente pieno dell’aria della capitale francese, sigillato e caratterizzato da una forma armoniosa e delicata, capace di restituire una suggestione di leggerezza. L’effetto straniante e già surreale dell’opera rappresenta tutta l’efficacia comunicativa dei ready-made, ma quello che qui maggiormente ci interessa è constatare come un’etichetta apposta dallo stesso Duchamp sopra il contenitore tradisca l’origine farmaceutica dell’oggetto: su di essa infatti si legge “Sérum Physiologique”. L’aria di Parigi è dunque contenuta in un’ampolla di siero fisiologico: È stato a volte contestato che l’ampolla del ready-made di Duchamp fosse mai stata effettivamente in commercio, ma un recente articolo di Tierry Lefebvre2 dimostra che quel particolare modello fu effettivamente commercializzato almeno a partire dal 1906 ed era impiegato per la sieroterapia intravenosa. Le modalità di costruzione del ready made e la sua origine sono svelate dallo stesso Duchamp in una lettera del 1949 scritta da New York ed indirizzata all’amico Henri Pierre Roché3 che era a Parigi. In quell’anno infatti, l’opera conservata dagli Arensberg si ruppe cadendo e Duchamp ne realizzò un’altra poiché nella sua concezione non era l’oggetto di per sé a costituire l’opera d’arte, ma l’idea che l’aveva generato, la quale si conserva intatta una volta posta in atto. Nella lettera l’artista francese chiese dunque all’amico Roché di recarsi all’angolo della rue Blomet e della rue Vaugirard a Parigi, dove avrebbe trovato la stessa farmacia in cui nel 1919 si era procurato l’ampolla originale. Il compito di Roché era quello di reperire ed acquistare un modello simile, e per sicurezza Duchamp gliene fornì uno schizzo raccomandando: “Chiedi al farmacista di svuotarla del suo contenuto e di risaldare il vetro”. È così svelato il procedimento tecnico di realizzazione del ready-made di Duchamp e soprattutto l’effettiva connessione con l’oggetto medico che, così decontestualizzato, aveva perso ogni sua riconoscibilità, fatta salva l’apposizione dell’etichetta. Questo apre anche ad una possibile, preliminare, decifrazione del senso simbolico di Air de Paris in chiave medica, al di là dei molti significati attribuiti dalla critica, alcuni dei quali, come molto spesso accade per Duchamp, anche troppo forzati. In medicina la sieroterapia è impiegata infatti per colmare una mancanza; così, idealmente e ad un primo grado di concezione, quello più elementare, l’Air de Paris, forse fu pensata per colmare un’ideale mancanza dei sui destinatari, appunto i newyorkesi Walter e Louise Arensberg, geograficamente lontani dalla capitale europea4. L’esperienza di Duchamp ed il concetto di ready-made non solo sono funzionali a dimostrare l’esistenza di una stretta connessione tra espressione artistica ed immaginario medico, ma si rendono necessari per comprendere analoghe manifestazioni in epoca molto più recente con riferimento ad un artista che ha fatto del rapporto col farmaco, con la medicina, e per estensione con il mistero della nascita e della morte, la base della propria poetica: Damien Hirst. Il noto artista britannico debuttò proprio con un lavoro dedicato al farmaco, i Medicine Cabinets Sex Pistols Series5 che presentò come lavoro di laurea al Goldsmiths College di Londra nel 1989. Nella visione di Hirst, molto sinteticamente, l’arte è paragonata ad un farmaco nella ricerca di una cura che possa in qualche modo procrastinare l’incontro dell’individuo con la consapevolezza della morte, la quale non è pensata nel corso della vita poiché risulterebbe immobilizzante, ma incombe come limite estremo dell’esperienza umana. L’inconoscibilità dei due argini dell’arco vitale, la nascita e la morte, sono per Hirst i misteri più grandi: impossibili da studiare e comprendere, ai quali ci si può solo avvicinare a forza di approssimazioni e ciò spaventa intimamente l’artista che non può però esimersi dall’interrogarsi e dal cercare un senso a questo procedere. I suoi Medicine Cabinets, sono dunque un monumento alla volontà di prestar fede alla possibilità della cura di quest’ansia esistenziale, ma rispecchiano anche un ipotetico ordine asettico e rigoroso in quello che l’artista chiama “estetica farmacologica”, capace di sistematizzare l’incombere dell’ineluttabile con una doppia valenza di speranza e di vanità. In effetti, senza poterci dilungare molto, basti sapere che i Medicine Cabinets, a cui Hirst ha continuato a lavorare fino al 2012, non sono altro che armadietti riempiti di scatole di farmaci vuoti il cui criterio di sistematizzazione, da un’iniziale tendenza all’antropomorfismo nella coincidenza di principi attivi, destinazione d’uso dei farmaci e relative parti del corpo a cui sono rivolti richiamate nel posizionarli, passò ad un criterio puramente formale e cromatico in chiave minimalista. L’artisticità di queste scatole vuote, legate anche all’immaginario popolare, consiste dunque nel loro criterio di allineamento e giustapposizione senza alcuna logica medica a guidare la relazione tra titoli dei vari armadietti6 e farmaci impiegati, in un’attività creatrice che considera comunicativo ed estetico ogni mezzo riducendo tutto ad una pura operazione formale.
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c__lavoro_fondazione_angelo_cel.pdf |
UnDo . net
Sabato 27 Novembre 2010, in occasione della presentazione degli ultimi due libri editi dall’Archivio Dedalus, associazione culturale attiva dal 2003 nata dalla volontà di raccogliere, catalogare e conservare documenti video sui poeti e la poesia contemporanea, si apre al pubblico attraverso un’esposizione delle sue opere. Lo mostra si prefigge di mettere in contatto gli osservatori esterni e solitamente estranei con un repertorio variegato e multicolore, dove la poesia si fonde con il video, la grafica, l’arte figurativa, la fotografia in una espressività arricchita lontana dalla staticità del libro. La dinamicità e l’immediatezza che esige la contemporaneità sono caratteristiche a cui si adattano PoesiediTransito che mantengono ancora il formato cartaceo, ridotto però alle dimensioni di biglietto da visita. La forza significativa è data dal messaggio che nella brevità trova la sua consistenza e coinvolge la sfera sensoriale visiva e uditiva attraverso nuovi supporti espressivi. L’immagine come istante di espressione figurativa e semantica è elemento reiterante nelle produzioni dell’Archivio, come testimonia l’edizione PulcinoElefante, in cui diversi stili artistici si incontrano nelle immagini su carta. Voci e luoghi, collana di libri di poesia è corredata da video e fotografie, che non fungono da semplici accessori, ma sono parti integranti dei componimenti.
L’Archivio cerca di scoprire anche le potenzialità del video attraverso la poesia, come dimostra la rassegna Videoverbant, videoritratti di autori che si raccontano attraverso la loro poetica intrisa di esperienza personale, nei luoghi in cui si muovono come attori. Il linguaggio videografico si apre a quello poetico fornendo nuove letture attraverso tutte le opere a disposizione come stampe grafiche, fotografie e terrecotte. L’importanza degli esiti che può dare l’interazione fra discipline artistiche differenti è sottolineata anche dai libri La vita sorpresa ( V. Pezzella) , Caccia al tesoro con Marcel Duchamp ( P. Magi), Voci e luoghi Poeti Contemporanei editi dall’Archivio Dedalus. Ultima opera in corso creata da Vincenzo Pezzella e firmata con la collaborzione dell’ Archivio Dedalus è Living Carmina, ambizioso progetto pensato per l’Expo 2015, che intende coniugare culture lontane, i contenuti artistici dell’Archivio e una coralità sociale.
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L’Archivio cerca di scoprire anche le potenzialità del video attraverso la poesia, come dimostra la rassegna Videoverbant, videoritratti di autori che si raccontano attraverso la loro poetica intrisa di esperienza personale, nei luoghi in cui si muovono come attori. Il linguaggio videografico si apre a quello poetico fornendo nuove letture attraverso tutte le opere a disposizione come stampe grafiche, fotografie e terrecotte. L’importanza degli esiti che può dare l’interazione fra discipline artistiche differenti è sottolineata anche dai libri La vita sorpresa ( V. Pezzella) , Caccia al tesoro con Marcel Duchamp ( P. Magi), Voci e luoghi Poeti Contemporanei editi dall’Archivio Dedalus. Ultima opera in corso creata da Vincenzo Pezzella e firmata con la collaborzione dell’ Archivio Dedalus è Living Carmina, ambizioso progetto pensato per l’Expo 2015, che intende coniugare culture lontane, i contenuti artistici dell’Archivio e una coralità sociale.
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RADIO 3 - RAI , bibliografia
“Emigranti, come una volta. Da ieri nelle librerie, ‘Tango alla fine del mondo’, il libro di Diego Cugia. Articolo di Simona Orlando, Il Messaggero, p. 25
“Gli autistici, nuovi maghi del software”. Articolo di Alessandro Alviani, La Stampa, p. 23
“Caccia al tesoro con Marcel Duchamp”, di Paola Magi, ed. Archivio Dedalus
“La storia negata torna in Laguna”. A Venezia, sull’isola di San Pietro di Castello, l’artista Ahmet Günestekin propone il suo ‘Monumentum of Memory’, un omaggio al popolo Curdo per combattere l’espropriazione di una cultura e di una lingua,
(dal 25 maggio al 25 agosto 2013). Articolo di Beral Madra, Il Manifesto, p. 10
“I racconti del fuoco. 22 storie per ricominciare”. Articolo di Fabrizio Coscia, Il Mattino, p. 21
“Benigni: il mio grandioso amico Monni”. Articolo di Valentina Grazzini, L’Unità, p. 17
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“Gli autistici, nuovi maghi del software”. Articolo di Alessandro Alviani, La Stampa, p. 23
“Caccia al tesoro con Marcel Duchamp”, di Paola Magi, ed. Archivio Dedalus
“La storia negata torna in Laguna”. A Venezia, sull’isola di San Pietro di Castello, l’artista Ahmet Günestekin propone il suo ‘Monumentum of Memory’, un omaggio al popolo Curdo per combattere l’espropriazione di una cultura e di una lingua,
(dal 25 maggio al 25 agosto 2013). Articolo di Beral Madra, Il Manifesto, p. 10
“I racconti del fuoco. 22 storie per ricominciare”. Articolo di Fabrizio Coscia, Il Mattino, p. 21
“Benigni: il mio grandioso amico Monni”. Articolo di Valentina Grazzini, L’Unità, p. 17
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“ E’ IL FREDDO DI QUESTA NOTTE ”, presentazione in Biblioteca
E’ il primo lavoro di Lorenza Mori. Pubblicato dalla casa editrice milanese Edizioni Archivio Dedalus, verrà presentato il 16 ottobre, alle ore 17, nei locali della biblioteca di Arezzo in via dei Pileati. Saranno presenti: Sandra Rogialli Presidente della Biblioteca, Lorenza M. Mori autrice, Carla Nassini storico e saggista, Paola Magi vicepresidente Archivio Dedalus, Alice Gonzi dottoressa in filosofia, Letizia Nocentini voce recitante mori_cover“È il freddo di questa notte” intreccia la storia di un rapporto madre – figlia con quella dell’Italia del secondo dopoguerra, in particolare di Arezzo e della Valtiberina. L’autrice sviluppa la narrazione attraverso la voce di due donne, che da un incontro casuale si ritroveranno a scoprire di essere accomunate da antichi legami del tempo della guerra. “Il libro – scrive Paola Magi, vice Presidente dell’Associazione Dedalus – traccia vividi ritratti di personaggi che percorrono le vecchie stradette di Arezzo, nell’Italia degli anni cinquanta, quando il dolore ancora vivo della guerra si mescolava all’ottimismo del dopoguerra, e fanno da sfondo corale al rapporto difficile di una figlia con sua madre. La protagonista va a ricercare nei lontani ricordi dell’infanzia, fra le voci dell’Arezzo che fu, e che qui rivivono con brani di sorprendente freschezza e di autentica umanità, le tracce del rapporto d’amore e odio che la lega alla figura materna.. La guerra, passata da poco ma ancora ben presente nelle vite di tutti i personaggi del libro, è un sottofondo costante e doloroso. Nell’epilogo l’autrice ci fa comprendere come, forse, i motivi del dolore e dello strappo siano, almeno in parte, da riconnettere ad avvenimenti tragici del passato, come se la malattia dell’anima che quei fatti avevano determinato non si fosse esaurita in una sola persona, ma avesse contagiato di sé anche il futuro, anche le generazioni a venire”. Da questa condanna al perpetuarsi del dolore nasce nella protagonista il bisogno di ricostruire i passi dell’infanzia, ritrovare le tracce dell’amore profondo per sua madre, ritrovarne l’umanità, la personalità spiccata, anticonformista e segretamente insicura, piena di paure non dette. “Una particolarità di questo volume, opera prima di Lorenza M. Mori, è quello di avere usato il dialetto aretino come una lingua viva, capace di entrare a tratti, con misura, nella forma letteraria. Un altro pregio è la schietta umanità dell’autrice, la sua capacità di guardare alle miserie degli esseri umani con lucidità ma anche con un affettuoso senso di condivisione”. La finzione narrativa si appoggia sulla rielaborazione libera di fatti autobiografici, e in particolare di un episodio tragico avvenuto nell’aretino in cui fu uccisa una parente di Lorenza M. Mori: la strage di Badicroce, una delle stragi dimenticate, recentemente riportata alla conoscenza del pubblico per opera dell’Istituto d’Arte Piero della Francesca di Arezzo, i cui alunni, sotto la guida dei loro docenti, hanno progettato il monumento collocato sul posto nel corso di una cerimonia commemorativa nel 2011. Lorenza M. Mori vive a Ciggiano, in provincia di Arezzo. È autrice di un blog sul giardinaggio, Iris e Libellule. È il freddo di questa notte è il suo primo libro. L’Associazione Dedalus di Milano sostiene un archivio unico nel suo genere, che raccoglie, custodisce e valorizza materiali documentari e artistici sulla poesia italiana contemporanea. Le Edizioni Archivio Dedalus, nate all’interno dell’associazione, propongono, nella collana Siamo tutti diVersi, un percorso attraverso le possibili declinazioni del rapporto fra esperienza viva e scrittura, invenzione e ricerca di una forma che dia alla scrittura un’aspirazione alla bellezza.
lorenza_11ott2013.pdf |
PASSIN .it
“Giovanna Bemporad - A una forma sorella”, libro e DVD, Archivio Dedalus Edizioni (2011) - con un’intervista alla grande poetessa e traduttrice italiana a cura di Vincenzo Pezzella - è l'unico video esistente che contenga l'esauriente narrazione della sua biografia e della sua opera. Nel libro è riportata la trascrizione integrale della videointervista e sono disponibili copie del volume con il video in versione sottotitolata in italiano.
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RAPPORTO SULLE ATTIVITA’ PROMOZIONALI ALLE PUBBLICAZIONI DI E SU GIOVANNA BEMPORAD A CURA
DELL’ARCHIVIO DEDALUS – MILANO
Il libro è inserito in google books, con anteprima del 20% delle pagine (cioè il 20% delle pagine è visibile online). Da quando è stato inserito, il 15 aprile 2010, al 26 maggio 2011, il libro ha ricevuto 146 visite e ci sono state 2.050 pagine viste in Italia e Stati Uniti.
Paola Magi, su forum.corriere.it (17-05-2010)
Francesco Marotta, su La dimora del tempo sospeso, (26-05-2010)
Daniele Piccini, su Famiglia Cristiana, (24-10-2010)
Giuseppe Panella, su Retroguardia, (14-11-2010)
Roberta Bertozzi, su Poesia, mensile internazionale di cultura poetica, anno XXIII, Dicembre 2010, n. 255; (questa recensione è
leggibile anche online in insonnoeinveglia.splinder.com) segnalato in Corriere della Sera, 16 gennaio 2011 (con una poesia pubblicata) segnalato in Liberal, 29 gennaio 2011, Vecchi e nuovi, gli Esercizi “corretti” della Bemporad, di Pasquale Di Palmo segnalato in Provincia di Milano segnalato in Pozzomaina A.S.D.
PROMOZIONE DEL DVD CON LIBRO SU GIOVANNA BEMPORAD - A UNA FORMA SORELLA, PRODUZIONI E EDIZIONI ARCHIVIO DEDALUS – MILANO
Un’anteprima del dvd è stata presentata nella rassegna Videoverbant 2010 presso l’Archivio Dedalus di Milano.
Il dvd con libro di Giovanna Bemporad è stato inserito nella Settimana della cultura del MIBAC (Ministero Beni Culturali e Ambientali) 9-17 aprile 2011.
Leggi il documento originale:
Paola Magi, su forum.corriere.it (17-05-2010)
Francesco Marotta, su La dimora del tempo sospeso, (26-05-2010)
Daniele Piccini, su Famiglia Cristiana, (24-10-2010)
Giuseppe Panella, su Retroguardia, (14-11-2010)
Roberta Bertozzi, su Poesia, mensile internazionale di cultura poetica, anno XXIII, Dicembre 2010, n. 255; (questa recensione è
leggibile anche online in insonnoeinveglia.splinder.com) segnalato in Corriere della Sera, 16 gennaio 2011 (con una poesia pubblicata) segnalato in Liberal, 29 gennaio 2011, Vecchi e nuovi, gli Esercizi “corretti” della Bemporad, di Pasquale Di Palmo segnalato in Provincia di Milano segnalato in Pozzomaina A.S.D.
PROMOZIONE DEL DVD CON LIBRO SU GIOVANNA BEMPORAD - A UNA FORMA SORELLA, PRODUZIONI E EDIZIONI ARCHIVIO DEDALUS – MILANO
Un’anteprima del dvd è stata presentata nella rassegna Videoverbant 2010 presso l’Archivio Dedalus di Milano.
Il dvd con libro di Giovanna Bemporad è stato inserito nella Settimana della cultura del MIBAC (Ministero Beni Culturali e Ambientali) 9-17 aprile 2011.
Leggi il documento originale:
recensioni_al_libro_di_giov.pdf |
NAZIONE INDIANA
L’Archivio Dedalus dedica uno spazio significativo alla programmazione 2011-2012 a quella che abbiamo chiamato Costellazione Poesia red-shift a Milano e oltre: l’insieme di gruppi, associazioni, riviste che a vario titolo e seguendo diverse linee di ricerca si occupano di poesia in questa città e in alcune altre realtà di provincia. L’iniziativa prevede una prima giornata inaugurale in cui saranno messi in mostra, nelle bacheche della sede dell’Archivio Dedalus, in via Pietro Custodi 18, oggetti rappresentativi di ciascun ente invitato, uno per ciascuno (possono essere libri, dvd, o altro) di dimensione in ogni caso non superiore a 20X20X20 cm. circa.
Seguirà una serie di presentazioni-reading dedicate di volta in volta a due enti partecipanti; in tali occasioni potranno essere sia presentate caratteristiche e finalità delle associazioni e dei gruppi, sia eseguite letture. In tali incontri sarà possibile a ciascun ente invitato utilizzare le bacheche per esporre i propri materiali in numero più ampio e rappresentativo. Sarà realizzato un documento estratto dall’intera rassegna che successivamente sarà inserito nel sito dell’Archivio Dedalus. Il calendario degli incontri si inserirà nella rassegna “Giornata del Contemporaneo” di AMACI (Associazione Musei d’Arte Contemporanea Italiana) prevista per l’8 ottobre 2011, e durerà circa diciannove giorni, mentre la mostra proseguirà oltre.
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Seguirà una serie di presentazioni-reading dedicate di volta in volta a due enti partecipanti; in tali occasioni potranno essere sia presentate caratteristiche e finalità delle associazioni e dei gruppi, sia eseguite letture. In tali incontri sarà possibile a ciascun ente invitato utilizzare le bacheche per esporre i propri materiali in numero più ampio e rappresentativo. Sarà realizzato un documento estratto dall’intera rassegna che successivamente sarà inserito nel sito dell’Archivio Dedalus. Il calendario degli incontri si inserirà nella rassegna “Giornata del Contemporaneo” di AMACI (Associazione Musei d’Arte Contemporanea Italiana) prevista per l’8 ottobre 2011, e durerà circa diciannove giorni, mentre la mostra proseguirà oltre.
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LE LITTERAIRE .com
Antonio De Curtis Gagliardi Ducas Comnène de Byzance, dit Toto, est né le 15 février 1898. Il s’est fait connaître sur les scènes napolitaines et romaines bien avant d’entamer une carrière cinématographique qui ne le fera, d’ailleurs, jamais renoncer au théâtre. L’originalité de son jeu comique, fondé sur la pantomime reste largement méconnue en France. Dès son premier film en 1937 “Fermo con le mani !”, sa personnalité est alors définitivement affirmée et déroutante.
Affichant sa fabuleuse ascendance princière, son comique s’enracine dans la tradition populaire napolitaine. Pour lui, il était impossible de faire rire en ignorant la douleur, la faim, l’amour sans espoir, la solitude de certaines chambres meublées, le pouvoir d’imprésarios véreux et la méchanceté d’un public sans éducation. Sous l’humour se cachent cynisme et cruauté et le refus de la sentimentalité et du pathos.
En 1957, pendant un spectacle à Palerme, Toto devient aveugle. Il continuera pourtant encore dix-ans à travailler, jusqu’à sa mort. Il est connu entre autres chez nous par “Le Pigeon” de Mario Monicelli et pour ses rôles dans deux films Pier Paolo Pasolini : « Uccellacci e uccellini » ainsi que dans un sketch de “La Terre vue de la Lune”.
Il a tourné souvent des films médiocres qu’il sauve par sa présence. Vincenzo Pezzella donne un portrait poétique du parfait iconoclaste, maître absolu d’un art aussi sophistiqué que brutal, à la limite du paranoïaque. Toto insulte, frappe, fait semblant de pleurer, hurle, crache, donne parfois de grands coups de chaussure dans l’estomac et éternue sans cesse en un de ses gimmick majeurs. Ecrasé et exclu de la société, il est le modèle de celui qui résiste sans pour autant revendiquer un rôle politique précis.
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Affichant sa fabuleuse ascendance princière, son comique s’enracine dans la tradition populaire napolitaine. Pour lui, il était impossible de faire rire en ignorant la douleur, la faim, l’amour sans espoir, la solitude de certaines chambres meublées, le pouvoir d’imprésarios véreux et la méchanceté d’un public sans éducation. Sous l’humour se cachent cynisme et cruauté et le refus de la sentimentalité et du pathos.
En 1957, pendant un spectacle à Palerme, Toto devient aveugle. Il continuera pourtant encore dix-ans à travailler, jusqu’à sa mort. Il est connu entre autres chez nous par “Le Pigeon” de Mario Monicelli et pour ses rôles dans deux films Pier Paolo Pasolini : « Uccellacci e uccellini » ainsi que dans un sketch de “La Terre vue de la Lune”.
Il a tourné souvent des films médiocres qu’il sauve par sa présence. Vincenzo Pezzella donne un portrait poétique du parfait iconoclaste, maître absolu d’un art aussi sophistiqué que brutal, à la limite du paranoïaque. Toto insulte, frappe, fait semblant de pleurer, hurle, crache, donne parfois de grands coups de chaussure dans l’estomac et éternue sans cesse en un de ses gimmick majeurs. Ecrasé et exclu de la société, il est le modèle de celui qui résiste sans pour autant revendiquer un rôle politique précis.
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OPERA NUOVA
Il numero 8 di Opera Nuova si apre con la raccolta Poesie di Transito di Vincenzo Pezzella. Come osserva nella sua introduzione P. Magi, il tema di queste poesie è il viaggio, "un tema che in letteratura ha radicilunghe, robuste e antiche, dall'Odissea di Omero al Viaggio di Baudelaire, ai Canti Orficidi Campana, all'Ulisse di Joyce" · Seguono i racconti di Omaggio alla fisarmonica, una raccolta di testi di Maria Rosaria Valentini, Vincenzo Todisco, Flavio Stroppini, Daniele Dell'Agnola, Gerry Mottis e Tommaso Soldini; i testi premiati nella edizione del concorso "Ariadifiaba 2012" e i due capitoli iniziali del romanzo La pozza dell'Anselmo di F. Andina · La sezione "Profili" è dedicata ad Amleto Pedroli, a un anno dalla scomparsa, con il ricordo degli "amici del meraviglioso" e con la pubblicazione di alcuni inediti · Il numero si chiude con la sezione "(Re)versi", che ospita una selezione di poesie di Claire Genoux, tratte da L'heure apprivoisée, tradotte da Prisca Agustoni.
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POLISCRITTURE .it
Ho partecipato all’iniziativa di “Dedalus/Vincenzo Pezzella” con questi due disegni/poesie:
Non fate morire quell’albero gramo
che nella mente matura ribelli semi
vermigli.
Ambascia ci porta, ma insieme
pensieri
tolti alla morte. E carezze al futuro.
L’ombra di lui mitoleggia nel tutto
del mondo
e palpita in brio in brina al buio,
fra lugubri tonfi d’eventi.
O sta nel bianco solitario
slimitato potato
dal logico gioco.
La sua radice non dice più
a che ramo conduce
ma, solo per lui, puliti miti
oscuri nostri gemelli
ancora vanno, operosi su
incerti sentieri;
e accendono luci tutto tatto
nelle celle cupe della sera
dove ondula, austera,
minacciosa, la biblica mela.
...
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Non fate morire quell’albero gramo
che nella mente matura ribelli semi
vermigli.
Ambascia ci porta, ma insieme
pensieri
tolti alla morte. E carezze al futuro.
L’ombra di lui mitoleggia nel tutto
del mondo
e palpita in brio in brina al buio,
fra lugubri tonfi d’eventi.
O sta nel bianco solitario
slimitato potato
dal logico gioco.
La sua radice non dice più
a che ramo conduce
ma, solo per lui, puliti miti
oscuri nostri gemelli
ancora vanno, operosi su
incerti sentieri;
e accendono luci tutto tatto
nelle celle cupe della sera
dove ondula, austera,
minacciosa, la biblica mela.
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ECO DELLA LOMBARDIA
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ALPHABETCITY MAGAZINE
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GIORNALE NOTIZIE
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