6/25/2015 0 Comments Riflessione sul mondo del libroUNA RIFLESSIONE CULTURALE E UNA PROPOSTA DI INTENTI
L’Archivio Dedalus mette a disposizione le riflessioni che ha svolto in questi anni intorno ai temi dell’editoria, la distribuzione dei libri nelle librerie, la partecipazione delle istituzioni pubbliche, solidarietà e collaborazione dei grandi editori rispetto alla piccola editoria. Le riflessioni sono già state inviate ai soggetti interessati in precedenza, augurandomi che possano servire a tutti coloro che con diversa competenza e ruolo sono impegnati e hanno impiegato le loro risorse in tale settore, per comprendere il panorama attuale con conseguente speranza di miglioramento. Il documento è rivolto alle librerie, i piccoli editori, gli stampatori, alle fiere di settore, ad agenti pubblici. Il documento si articola intorno a riflessioni così organizzate: “Le librerie del passato” scritto il 15/06/2015 “Un tramonto che va raccontato” dalla Fiera del libro di Parma del 23/05/2015 “Libri nuovi in Piazza Duomo e le istituzioni” ispirato dall’omonima fiera del31/05/2015 “Suggerimenti piccola editoria” 23/05/2014 “Progetto Bookcity Piccola Editoria” 28/02/2014 Le librerie del Passato Il nuovo volto delle librerie indipendenti Le librerie del passato, come le abbiamo conosciute fino a oggi, non esisteranno più. Il sistema della rete assorbirà il 95% delle richieste, in modo generalista. Non è una responsabilità delle librerie territoriali, ma è un cambiamento del sistema di relazioni con il sapere. Le librerie territoriali non possono più credere di svolgere un ruolo generalista, soprattutto per i costi dello spazio. Ne consegue che il ruolo del libraio può sopravvivere solo se diventa promozionale, come quello di un istituto culturale. È proprio in questo profilo di istituto culturale che necessita il coinvolgimento degli assessorati alla cultura, i quali sono chiamati a sostenere l’attività delle librerie private come un progetto della propria politica di valorizzazione della comunità nel territorio, in una vera e propria partnership. In questo modo le librerie indipendenti costituirebbero un presidio di quartiere, di zona e cittadino. Pertanto le librerie indipendenti sarebbero chiamate a svolgere un ruolo non solamente commerciale ma di tutela della dignità civile, di tessitura della crescita e del radicamento culturale del territorio, di antidoto all’involuzione e al degrado che oggi sempre di più assediano i nostri centri urbani. Le istituzioni sono le prime a dover far proprie le necessità di questo soggetto storico nelle trasformazioni imprescindibili che esso deve affrontare. La salute delle librerie indipendenti non può più essere vista come una questione pur problematica ma riguardante soggetti privati, perché il vero nodo è la necessità di un dialogo continuo per la formazione civile dell’intera comunità. È evidente che, proprio per un principio unicamente commerciale, le librerie megastore tendano sempre di più a essere generaliste, e laddove presentano un minimo di calendario di attività culturali e promozionali, queste si svolgono sempre nell’ambito di un sistema chiuso, ossia della stessa azienda a cui appartiene la libreria, dimostrando un’ autoreferenzialità che soffoca il livello critico, possibile solo in presenza di una molteplicità di punti di vista, in particolare delle minoranze. Quindi emerge per le librerie indipendenti la più naturale via d’uscita, ossia quella di trovare dentro di sé un profilo specifico, addirittura specialistico, di temi, argomenti e linguaggi legati alla pubblicazione di un libro. Questa specificità da una parte costituirebbe la forza di un profilo intellettuale, traducibile però anche in maggiori facilità commerciali; inoltre uno specifico profilo permetterebbe ai direttori delle librerie indipendenti di delimitare con maggiore precisione e profitto il campo delle relazioni sul quale costruire il proprio dialogo con il quartiere, la zona, la città. Qualche esempio di settore specifico legato al territorio: una libreria che fosse collocata in prossimità della Darsena potrebbe occuparsi principalmente di tutte le pubblicazioni riguardanti i corsi d’acqua, canali, opere idrauliche,progetti di riapertura dei Navigli, esperienze urbanistiche relative eccetera;nel quartiere sud, delle cascine sparse nel territorio limitrofo; in zonaGaribaldi, delle reti ferroviarie, dei nodi e delle stazioni; e così via. Un altro aspetto non secondario di questa riqualificazione e riconversione delle librerie indipendenti è la possibile alleanza con le piccole case editrici, che sarebbero selezionate dai singoli librai in relazione all’aderenza al campo di specializzazione prescelto. L’alleanza fra librai e piccoli editori potrebbe allargarsi anche alla creazione di gruppi di lettura che interagiscano con le case editrici. I lettori sarebbero più fortemente stimolati alla frequentazione di queste librerie indipendenti proprio per la possibilità di approfondire e di esplorare territori culturali di specifico interesse, incontrando personalmente autori e protagonisti della vita culturale. Un altro aspetto innovativo della possibile alleanza fra librai indipendenti e piccoli editori sta nella valorizzazione delle edizioni a piccola tiratura, possibilmente numerata: ogni libraio idealmente dovrebbe aspirare a formare dei bibliofili che apprezzino la rarità e l’unicità di certe edizioni, in posizione antitetica rispetto alle grandi tirature delle multinazionali dell’editoria. Tutto questo non preclude la permanenza di una dimensione anche generalista per le librerie indipendenti, che potranno proseguire a fornire ai propri clienti titoli di vario genere utilizzando la distribuzione online; ma soprattutto la loro specializzazione potrà fondarsi sulla possibilità di ordinare titoli non disponibili nel loro magazzino ma che esse saranno sempre in grado di reperire con ricerche mirate sulla rete. Carissimi,v oi librai indipendenti non potete essere più come siete. Necessita una rivoluzione identitaria. Dovete avere una struttura di comunicazione permanente, che organizzi 250 giorni all’anno incontri di promozione di libri. Occorre approfondire il rapporto con il territorio, stabilendo contatti capillari con il pubblico. Quindi non può esistere più il libraio che sta in libreria ad aspettare che il cliente arrivi e compri: oggi sempre più le nuove (ma anche le vecchie) generazioni sono orientate a “sfogliare” le offerte editoriali sulla rete. Questo contatto capillare col territorio non può essere improvvisato, ma va affidato auna struttura di comunicazione che deve essere parte integrale delle strategie promozionali delle librerie. Questo svecchiamento della strategia di comunicazione non diminuirebbe la competenza del libraio, anzi la affinerebbe, trasformandolo in un operatore culturale a tutto tondo, che avrebbe maggior titolo a usufruire di facilitazioni pubbliche e a interloquire con la parte politicadella gestione della cultura sul territorio. Va rafforzato il ruolo che possono svolgere le librerie di quartiere relativamente alla formazione scolastica (non solofornitura di libri di testo, ma anche suggerimento e fornitura di libri dilettura e per approfondimenti, anche creando contatti fra scuole e autori) a partire dalla scuola primaria fino all’università. Va garantito alle librerie indipendenti il sostegno istituzionale anche concedendouno spazio pubblico in cui proporre e valorizzare, con cadenza annuale o semestrale, l’operato dei librai in una situazione corale che serve a stringere ancor di più il legame con la loro funzione sul territorio. In questo senso, è immediatamente evidente il ruolo di cerniera che potrebbero avere le biblioteche di zona, che più di qualsiasi altra istituzione hanno il polso e il contatto con il pubblico e ne possono più facilmente indagare le inclinazioni e le scelte di lettura. È evidente come sia indispensabile l’appoggio delle istituzioni nel garantire ai librai indipendenti una serie di agevolazioni senza le quali nessuna libreria dipiccole dimensioni oggi può sperare di sopravvivere, soprattutto nelle zone centrali del tessuto urbano in cui i costi degli affitti sono esorbitanti. Reperire emettere a disposizione spazi congrui a canoni di affitto accessibili; contenere il più possibile i contributi fiscali;offrire spazi adeguati e gratuiti per il deposito e lo stoccaggio dei libri; creare e promuovere rassegne annuali in spazi pubblici (ad esempio fiera dei librai indipendenti). Provvedere costi ridotti per la visibilità mediatica nei sistemi pubblici (radio etelevisione) Creare occasioni di presentazioni in luoghi istituzionali formativi, Scuole e Università. Un altro aspetto imprescindibile del rinnovamento delle librerie indipendenti è la dimensione digitale collegata ai social network, principalmente Twitter e Facebook. Per tenere i contatti capillari con il pubblico di riferimento, per allargarlo e selezionarlo, è sicuramente utile la creazione e l’attenta gestione di una pagina facebook, oltre ad un sito autonomo (che peraltro deve esistere e deve essere accessibile dalla pagina facebook), così da dialogare continuamente dando voce e visibilità al pubblico stesso, sottolineando e rinnovando gli appuntamenti settimanali della libreria, mantenendo viva la percezione dell’identità della libreria stessa anche quando gli eventi e gli incontri siano dislocati presso spazi diversi. Questo deve essere un compito che per essere continuo deve poggiare su una piccola struttura che si occupa di promozione e di comunicazione, realizzata con il supporto delle istituzioni. Un’ associazione dei librai territoriali potrebbe aprire una propria pagina facebook in cui riportare i contributi dall’esterno; la rete dei librai potrebbe svilupparsi anche a livello regionale e nazionale, aprendo sempre maggiori opportunità divisibilità ai singoli soggetti. Un tramonto che va raccontato Non siamo più al “tempo” di Rembrandt né di Goya o di Picasso, quando le “stampe d’arte”erano le uniche riproduzioni di immagini che potevano raccontare la loro contemporaneità e promuovere una distribuzione popolare dell’arte. Nell’era digitale le “immagini” si consumano, scorrono veloci; il supporto è la mente, non la carta, tutt’al più il corpo; e questo nuovo mondo va considerato: è comunque il mondo in cui viviamo. Allora è necessaria una riflessione, una comparazione, un dialogo. Quella della“fiera di Parma, liberbook” può essere un’occasione? Sì, il titolo in partenza è buono, ma il seguito non è stato ancora centrato; la proposta organizzativa ed espositiva necessita di essere migliorata, perfezionata, adeguandola ai temi del nostro ambiente sociale e tecnologico. Se una “Fiera del libro d’artista” sceglie di restare fuori dal mondo dei media, deve essere in grado di coinvolgere, oltre che gli espositori più sconosciuti, paganti uno spazio, i collezionisti nazionali e perché no anche internazionali, con richiami di mostre, di presenza ad hoc di opere storicizzate e di accreditato mercato; un’ esca per sollecitare nuove attenzioni. E naturalmente aprire una pagina a collezioni istituzionali. Ma se vuole coinvolgere il gusto popolare o di “massa” come avrebbe detto Dorfles, allora deve fare uno sforzo di ascolto del presente, di metodo e di strategia. Una riflessione in tre punti: le istituzioni e il loro ruolo, il soggetto proponente e i contenuti scelti, l’organizzazione e la comunicazione dell’evento. 1) Le istituzioni, Stato, Regioni, Comuni, se vogliono rispondere al loro ruolo e fare cultura, non possono pensare sempre di battere cassa, sopratutto con i propri cittadini dopo averli vessati con carichi di tasse. Devono mettere a disposizione i “nostri spazi pubblici” con tariffe più eque, e non farceli pagare due volte! Partecipare alla fase organizzativa e alla campagna di comunicazione e non comportarsi come un affitta camere. Trasparenza in ogni procedura e coinvolgimento totale quando decide di dare credito a un progetto. In questo modo tutte le parti saranno più efficaci e la sinergia complessiva ne beneficerà in una vera esperienza corale, istituzioni, soggetti promotori, artisti, direzione organizzativa, fruitori, pubblico. Le istituzioni siamo “Noi” pertanto abbiamo diritto alla fruizione di spazi pubblici per l’apporto di un progetto culturale corale presente alla comunità di appartenenza. 2) Il soggetto proponente, che ha radici locali, può sostenere in condivisione con altri soggetti e uno statuto associativo l’organizzazione di interfaccia tra le istituzioni, privati e protagonisti dell’ evento cittadino. La trattativa commerciale e di contenuti con le istituzioni avrebbe in tal caso, una maggiore incidenza nella fase dell’accordo sulle risorse da mettere in campo(finanziamenti pubblici) e di costume (visibilità mediatica del progetto). Un progetto, in cui si dà avvio al dialogo tra il passato e il contemporaneo è già un grande contenuto; e questo è certamente negli intenti di Liberbook. Quindi si può pensare di dare spazio: dalle cartiere (venditori e rappr- esentanti) all’esperienza dell’immagine nel tattoo, dai rivenditori di tecnologia a stampa meccanica a quella digitale, dai temi dalla cucina ai tarocchi al cinema al fumetto, ai cartoons, dall’editoria cartacea alla scuola. Coinvolgere questi soggetti è una sfida necessaria al dialogo che va aperta con l’insieme dei mondi della nostra contemporaneità, al fine di svecchiare, far nascere nuove strade alle tecnologie che riproducono immagini, magari a ibridi, certamente più vicini al nostro presente che non rifare Rembrandt o Goya o Picasso. Ma è anche un metodo per creare interesse orizzontale in soggetti non sempre habitué di un certo linguaggio artistico suggerendo loro il coinvolgimento su un terreno di similarità e di scoperte delle comuni origini. 3) L’organizzazione la comunicazione dell’evento sarà quindi lo sviluppo conseguente di un progetto con sinergie corali dove ciascuno svolge il proprio ruolo con le proprie risorse perché ci crede. La scelta stessa degli spazi, il loro utilizzo, (comunali, statali), il personale di accoglienza, sorveglianti,custodi, docenti e studenti coinvolti con un giusto compenso costituiranno la linfa attiva dell’humus necessario per alimentare con energie costanti tutto il corso dell’evento. Naturalmente il lavoro di preparazione richiede piccoli passi, obiettivi a breve e a medio termine attivati nel calendario biennale tra una edizione e l’altra. Il coinvolgimento della città sarebbe più raggiungibile se si ponesse un tema che riguardi la sua storia, il suo passato vivo nel presente. Riassumendo: - Invito a formulare una nota scritta dai partecipanti in cui stendere considerazioni sull' esperienza fatta e proposte. - Un coinvolgimento degli istituti culturali di appartenenza con relativo apporto delle sedi locali e visibilità del loro logo nazionale. - Allargare il coinvolgimento costante degli istituti scolastici e culturali. - Partecipazione delle scuole italiane e nazionali di stampa e incisione. - Invito a aziende informatiche per il settore di produzioni di immagini. - Un calendario di incontri informativi e narrativi sulla storia delle tecnologie riproduttive di immagini. - Uno spazio di auto presentazione dell’esperienza di ciascun partecipante a un incontro pubblico e con le scuole. - Un incontro sul tema del collezionismo di stampe, con invito a collezionisti di raccontarsi. - Una riduzione del costo di partecipazione per l’impossibilità di recuperare le risorse investite. - La fiera inserita in un calendario cittadino di altri eventi a percorso. Ringrazio per l’attenzione con un saluto Libri nuovi in Piazza Duomo Quella di “Libri in Piazza” può essere un’ occasione? Sì, il titolo in partenza è buono, ma il seguito non è stato ancora centrato; la proposta organizzativa ed espositiva necessita di essere migliorata, perfezionata, adeguandola ai temi del nostro ambiente sociale e tecnologico. Se una “Fiera del libro in piazza” costituisce un ottimo trampolino per gli editori che faticano a pubblicizzare i nuovi libri, è pur vero che i costi da sostenere erano eccessivi data la ricercatezza del prodotto offerto, lo stato attuale delmercato del libro che vede una preponderanza del digitale a discapito del cartaceo e del contesto in cui eravamo inseriti, e crediamo che questa sia un’ opinione condivisa anche dagli altri espositori. Non comprendiamo come questo evento che può essere molto interessante per le istituzioni quale bandiera della loro sensibilità alla cultura, e che riguarda realtà piccole e con poca autonomia economica come quelle degli editori indipendenti, venga ostacolato da costi eccessivi rispetto al contesto, mentre altre manifestazioni che chiamano in causa i “grossi” editori sono favorite nell’utilizzo degli spazi pubblici che vengono loro forniti gratuitamente. 1) Le istituzioni, Stato, Regioni, Comune, se vogliono rispondere al loro ruolo e fare cultura, non possono pensare sempre di battere cassa, soprattutto con i propri cittadini dopo averli vessati con carichi di tasse. Devono mettere a disposizione i “nostri spazi pubblici” con tariffe più eque, e non farli pagare due volte. Partecipare alla fase organizzativa e allacampagna di comunicazione e non comportarsi come un affittacamere. Trasparenza in ogni procedura e coinvolgimento totale quando decide di dare credito a un progetto. In questo modo tutte le parti saranno più efficaci e la sinergia complessiva ne beneficerà in una vera esperienza corale, istituzioni, soggetti promotori, artisti, direzione organizzativa, fruitori, pubblico. Le istituzioni siamo “Noi” pertanto abbiamo diritto alla fruizione di spazi pubblici per l’apporto di un progetto culturale corale presente alla comunità di appartenenza. 2) Il soggetto proponente, che ha radici locali, può sostenere in condivisione con altri soggetti e con uno statuto associativo il ruolo di interfaccia tra le istituzioni, privati e protagonisti dell’evento cittadino. La trattativa commerciale e di contenuti con le istituzioni avrebbe in tal caso, una maggiore incidenza nella fase dell’accordo sulle risorse da mettere in campo (utilizzo del suolo pubblico) e finanziamenti per la visibilità mediatica del progetto. Un progetto che rende i libri concretamente disponibili “sulla piazza” e accessibili alla curiosità del “viaggiatore sconosciuto” è già un grande contenuto; e questo è certamente negli intenti di Libri nuovi in piazza. 3) L’opportunità per il comune di far germinare da questa semplice esperienza culturale un proseguo, cedendo una sala dove tenere incontri che sono sul tappeto della nostra contemporaneità culturale. Naturalmente il lavoro di preparazione richiede piccoli passi, obiettivi a breve e medio termine attivati nel calendario mensile tra una edizione e l’altra. Riassumendo: - Allargare il coinvolgimento costante degli istituti scolastici e culturali. - Uno spaziodi auto presentazione dell’esperienza di ciascun partecipante a un incontro pubblico e con le scuole. - Un incontro sul tema del collezionismo di libri, con invito a collezionisti di raccontarsi. - Una riduzione del costo di partecipazione per l’impossibilità di recuperare le risorse investite. - La fiera inserita in un calendario cittadino di altri eventi a percorso. Suggerimenti alla Piccola Editoria Negli ultimi anni le nuove tecnologie hanno radicalmente cambiato il modello dibusiness “classico” dell’editoria. Ciò ha da un lato lasciato molto più spazio ai piccoli editori, dall’altro ha reso l’ambiente infinitamente più competitivo, soprattutto per questi ultimi. Essendo uno dei soggetti coinvolti in questo scenario, l’ArchivioDedalus Edizioni ha elaborato alcune proposte, nella speranza di poter migliorare la situazione dei piccoli editori. 1) Organizzazione di un convegno annuale per aumentare la visibilità della PE Tale occasione rappresenterebbe un incontro partecipativo e aperto all’intervento degli operatori del settore, che coinvolga anche esponenti del mondo accademico(docenti universitari, esperti di editoria, di economia e sociologia),esponenti del mondo politico (Assessore alla Cultura, Assessore all’Istruzione, assessore al Commercio, Assessore alle Politiche del Lavoro del Comune e dellaRegione, ecc.) in cui i problemi e i punti di forza del settore emergano e si aprano a un confronto serrato e costruttivo. Si cercherà di individuare procedure per sostenere la piccola editoria, evidenziandone allo stesso tempo le caratteristiche, l’impegno, l’opera preziosa di scrematura e di valorizzazione della produzione scritta con la pubblicazione di un grandissimo numero di opere prime, radicate spesso capillarmente nel territorio. Inoltre, ripetere l’iniziativa annualmente permetterebbe d’aggiornare periodicamente il quadro della situazione. 2) Organizzazione di una rete di librerie comunali Si potrebbe richiedere alle Istituzioni di garantire la presenza di uno spazio o di almeno una libreria indipendente in ciascun quartiere, sostenuti da facilitazioni all’affitto e alla gestione dei luoghi. Tali librerie potrebbero garantire l’accesso ai canali didistribuzione più tradizionali alle piccole realtà editoriali, e fungere da veicolo d’informazione delle attività culturali svolte dal Comune di Milano. 3) Allestimento di una mostra sulla attività svolta delle piccole case editrici La mostra comprenderà titoli, schede informative ed etichette biografiche e storiografiche, con l’intenzione di illustrare come nascono e operano le piccole case editrici e in che modo raccolgono i loro materiali. La mostra dovrà essere pensata in luoghi appartenenti alla cultura libreria milanese quali la Biblioteca Centrale “Palazzo Sormani”, la Biblioteca Braidense e altre. Sarebbe inoltre auspicabile, qualora l’iniziativa avesse successo, trasformarla in un’ esposizione permanente, ciò potrebbe anche rappresentare un momento di formazione sul settore editoriale. 4) Progetti formativi / scuole Le scuole di vario ordine e grado potrebbero rappresentare un luogo di accoglienza, dove i piccoli editori possano avere uno spazio dedicato, sia un luogo fisico, (aula biblioteca), sia un percorso all’interno del calendario scolastico. Quest’ambiente potrebbe esser il luogo ideale per introdurre gli studenti al mondo della piccola editoria e alle problematiche a essa legate. Tale iniziativa potrebbe anche essere impostata come un laboratorio in modo da dare più spazio possibile all’elemento formativo. 5) Progetto acquisti/Rete istituzionale biblioteche Considerato l’attuale stato dei meccanismi di accesso alle collezioni bibliotecarie, potrebbe essere di aiuto rendere più semplici e trasparenti tali meccanismi. Sarebbe auspicabile l’istituzione di una commissione, con competenza ed esperienza in linea con i contenuti da esaminare, che valuti le singole opere: I feedback di un simile comitato sarebbero, infatti, un ottimo punto di partenza per chiarire i criteri di selezione. 6) Sito istituzionale piccola editoria come servizio interno all’ assessorato alla cultura Per gli operatori del settore,tale sito potrebbe rappresentare un luogo d’incontro e un punto di riferimento autorevole, in un settore così frammentario e instabile. 7) Abolizione dell’IVA per i redditi bassi Un tale provvedimento fiscale migliorerebbe un poco la situazione economico-finanziaria di moltissimi operatori del settore. Tuttavia per verificare la possibilità della sua implementazione è necessario instaurare un dialogo con le istituzioni competenti. 8) Riduzione del costo della carta Incrementare l’utilizzo della carta riciclata ridurrebbe i costi legati al prodotto fisico e di sfruttare possibili ritorni positive d’immagine legati alla sensibilità alle problematiche ambientali. L’impiego della carta riciclata potrebbe anche essere favorito da opportuni incentivi fiscali. Per la diffusione della cultura del libro Bookcity 2014 Un progetto per aumentare la visibilità della piccola editoria Con la doppia intenzione di promuovere la rassegna Bookcity 2014 e di aumentare lavisibilità della piccola e media editoria, l’Archivio Dedalus Edizioni propone alcune possibili idee per diffondere il libro in diverse zone della città, alcune apparentemente molto distanti dal mondo della lettura. Sfruttando la propria presenza capillare sul territorio, i piccoli editori si ritroverebberoa “invadere” pacificamente anche le periferie più lontane o i luoghi più impensabili, permettendo ai cittadini di incontrare i volumi in una forma nuovae insolita. Si garantirebbe in questo modo un feedback positivo alla manifestazione stessa,così che tale rassegna letteraria possa diventare l’occasione ideale per promuovere l’opera di queste piccole realtà, che attivamente partecipano alla vita culturale milanese e purtroppo, non sempre, hanno l’occasione di farsi conoscere come dovrebbero. Ecco le nostre proposte: Convegno dibattito: Un incontro partecipativo e aperto all’intervento degli operatori del settore, che coinvolga anche esponenti del mondo accademico (docenti universitari, esperti di editoria, di economia e sociologia), esponenti del mondo politico (assessore alla Cultura, assessore all’Istruzione, assessore al Commercio, assessore alle Politiche del Lavoro del Comune e della Regione, ecc.) in cui i problemi e i punti di forza del settore emergano e si aprano a un confronto serrato e costruttivo, ai fini di individuare percorsi e procedure per sostenere la piccola editoria, evidenzian-done allo stesso tempo le caratteristiche, l’impegno, l’opera preziosa di scrematura e di valorizzazione della produzione scritta con la pubblicazione di un grandissimo numero di opere prime, radicate spesso capillarmente nel territorio. Shopping book: Portare il libro edito dalla piccola e media editoria negli ambienti dello shopping, da un lato librario (nelle grandi librerie distribuite per la città come Fnac,Feltrinelli, Mondadori, Rizzoli), dall’altro nei negozi delle grandi catene diabbigliamento come Ovs, Zara, H&M, Bershka, Rinascente, che sarebbe curioso vedere piene di volumi con cui la clientele potrebbe rapportarsi in un contestoinsolito. Il libro potrebbe trovare spazio sia in aree interne riservate, sia in vetrina. Infine, con Passage Bookstore, si potrebbe creare un passaggio circolare in cui i volumi siano esposti e consultabili, all’interno della Galleria Vittorio Emanuele II, luogo centrale della città per eleganza e shopping, “occupato” dal libro in occasione della rassegna letteraria. In questi luoghi indicati, sparsi per il tessuto cittadino, potrebbero comparire, su uno stendardo, il logo di Bookcity affiancato da quello delle piccole case editrici che partecipano alle iniziative. District library: Coinvolgere le biblioteche rionali nel progetto di rivalutazione della piccola editoria, acquistando dei titoli e ospitando delle presentazioni degli stessi. Gli eventi organizzati darebbero la possibilità di far conoscere a livello di quartiere lecase editrici operanti in esso. Book machine: Riservare ai titoli delle case editrici minori, la metà dello spazio all’interno delle book machine,“distributori” di libri situati nelle stazioni delle metropolitane e nelle stazioni ferroviarie, per il tempo relativo allo svolgersi della manifestazione, o anche oltre. In questo modo, il pubblico può venire più facilmente a conoscenza del lavoro di tali edizioni e dei libri che esse presentano Ruolo delle istituzioni: Richiesta alle Istituzioni di garantire la presenza di uno spazio o di almeno una libreria indipendente in ciascun quartiere, sostenuti da facilitazioni relative all’ affitto e alla gestione dei luoghi. Tali librerie potrebbero contribuire alla promozione dell’evento Bookcity in tutta la città, nonché fungere daveicolo di informazione delle attività culturali svolte dal Comune di Milano. Mostra: Allestimento di una mostra in merito all’attività delle piccole case editrici, che comprenda titoli, schede informative ed etichette bio-storiografiche, con l’intenzione di illustrare come nascono e operano le piccole case editrici e in che modo reperiscono i loro materiali. La mostra, che copra almeno la durata dellamanifestazione di Bookcity, dovrà essere pensata in luoghi appartenenti alla cultura libraria milanese quali la biblioteca Sormani, la biblioteca Braidense, ed altre. Visibilità del logo e del catalogo: Richiesta di stampare il logo delle piccole case editrici nel catalogo degli eventi di Bookcity. Vincenzo Pezzella, l'editore
0 Comments
|
|